Un delfino, anzi due: simbolo e sogno

disegno eleonora delfini

Un delfino, anzi due: simbolo e sogno

Oggi il mare era grosso. Non impossibile per entare col kdisegno eleonora delfiniayak, ma bello impegnativo. Uno dei più mossi che mi sia capitato. Onda alta sui 100-110 centimetri. La classica giornata che, se entri, è perchè c’è poco vento. Se ci fosse stato anche il vento, sarei arrivato alla base inutilmente. E me ne sarei tornato a casa.
Il vento oggi non c’era. Così, ho atteso quasi dieci minuti fermo sulla battigia, al caldo della muta e sotto un sole limpido e caldo, già alto e marzolino. Ho contato le onde: una, due, sei, sette…dieci…ci voleva pazienza. Poi, finalmente, il varco: quei pochi attimi di calma relativa che concedono il tempo strettamente necessario per afferrare il kayak dalla maniglia di prua e via, di corsa in mare. Poi, tutto liscio e facile. L’onda lunga al largo non spaventa. È uno spettacolo trovarsi circondati da quelle montagne d’acqua che, dolcemente e senza danno, sollevano il tuo piccolo guscio e poi lo sprofondano di nuovo tra i flutti.
Via per il solito giro, ma dire solito è sminuirlo. Solito è un ripetuto viaggio in auto per pianure nebbiose e desolate, un trasferimento in treno in mezzo a fumose zone industriali, solito è un’ora in pullman da pendolare. Mi trovo nel mezzo dell’Area Marina Protetta di Bergeggi e di solito, qui, c’è soltanto il numero di chilometri da percorrere pagaiando per il mio allenamento. Tutto il resto è continuamente cangiante. Da ottobre ad oggi, non credo di aver goduto di un panorama uguale a quello di uno o due giorni prima. In mare cambiano le luci, i colori dell’acqua e del cielo, continuamente e inesorabilmente. Cambiano i silenzi e i rumori, che in inverno significa grida di gabbiani ed altri volatili pescatori. Basta una bava di vento sul mare piatto per mutarne colori e riflessi, in pochi minuti. Oppure una nuvola che offusca il sole, che fa sembrare il mare sotto di te un abisso infinito.
Quando ho capito che questo sarebbe stato, per davvero, il mio primo inverno a contatto diretto col mare, col kayak e con la pagaia, avevo già realizzato i primi due dei tre sogni che erano affiorati in me durante la scorsa estate, quando di questo progetto se ne parlava solamente, sotto il sole rovente di agosto, sulla spiaggia, in mezzo a centinaia di altri bagnanti. Il primo sogno realizzato è essermi mosso bene per rendere possibile tutto ciò, in breve: avercela fatta. Il secondo era condividere questa straordinaria esperienza con un amico d’infanzia, appassionato a questa novità almeno quanto me. Fatto anche questo. Restava il terzo sogno. Che forse poteva realizzarsi soltanto nel lembo più meridionale e costiero del Santuario dei Cetacei. Un sogno personale, inespresso, inconfessato per scaramanzia: avvistare un delfino.

Il tratto di mare in cui è avvenuto l'avvistamento
Il tratto di mare in cui è avvenuto l’avvistamento

La giornata di oggi  voleva apparire straordinaria a tutti i costi e ha fatto di tutto per dimostrarmelo. Pochi istanti dopo la pausa di metà percorso, attraccato alla boa segnaletica dell’Area Protetta posta subito a ponente dell’Isola di Bergeggi, appena oltre il “Pifferaio”, la scultura di ferro battuto simbolo dell’Isola e riferimento per i subacquei, ho avviato sullo smartphone una nuova app per misurare tempi e velocità di navigazione. Volevo testarla per Winter Kayak. Così, ho “touchato” lo schermo, protetto dalla custodia impermeabile e ho dato il via alla sessione. Mi sono subito messo a pagaiare verso Capo Torre. Un istante, un attimo e l’occhio viene attratto da un movimento in acqua. Diverso dal tuffo degli uccelli pescatori che affollano le acque intorno all’isola. Diverso dallo schiumare frenetico dei banchi di acciughe avvistati altre volte. Era un movimento più deciso, più definito, più…grande. Uno di quei movimenti animali improvvisi che risvegliano il nostro antico istinto di prede, un’infallibile prontezza periferica del nostro campo visivo che viene da lontano.  A non più di dieci metri dal fianco del mio kayak emergeva un delfino, col suo inconfondibile, lento e maestoso movimento arcuato. La pinna dorsale spiccava imponente, era evidente che si trattava di un esemplare adulto e molto grande. Sono rimasto paralizzato dallo stupore. Pochi istanti, pochi metri, ed è emerso nuovamente, sempre vicinissimo, per nulla disturbato, evidentemente, dalla mia presenza. Di nuovo sott’acqua per una decina di metri ed eccolo di nuovo: ma stavolta era in compagnia! Due magnifici delfini, uno accanto all’altro, affiancati, percorrevano con ineguagliabile eleganza di movenze lo specchio di mare davanti a me. Tre, quattro, cinque volte sono riemersi, sempre più lontani, giù giù verso Capo Noli.
Erano in due, nuotavano insieme. 14 febbraio 2014. Se cercavo un simbolo per San Valentino, oggi l’ho trovato.
(Grazie a mia figlia Eleonora per l’illustrazione)

Redazione

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Quando il richiamo della natura diventa così forte, è un dovere condividere questa esperienza!

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